domenica 7 agosto 2011

FERRAGOSTO



La febbre del ferragosto, o meglio delle ferie, si propaga anche in politica.
S&P ha tagliato il rating degli Stati Uniti d'America. Berlusconi annuncia nuove e imminenti manovre per mettere a posto il salvadanaio italiano, l'opposizione fa niente di meno di quello che può fare, cioè andare sui giornali; e tante altre cose.

Intanto però, e questo è quello che i giornali non dicono perché semplicemente "non vende", l'ultimo decreto del federalismo è stato approvato, le proposte per semplificare la carcassa politica (in termini informatici semplificare equivale a: - snellire, velocizzare, migliorare, rendere più agevole, rendere più omogeneo, rendere più funzionale, solidificare ecc ecc..) sono state depositate.

Senza dilungare troppo su quelli che sono gli aspetti specifici di quello che è successo negli ultimi mesi, a mio personale parere è emersa una caratteristica, o meglio un fondamento, di uno degli argini dentro il quale il popolo italico deve stare: LA POLITICA.
Ultimamente si è parlato molto di taglio dei costi, di efficienza, di cambiamenti, eppure in pochissimi sono venuti al sodo citando direttamente quella che è l'essenza della politica la democrazia.
Alcuni "dogmi" dai quali non si può democraticamente sgarrare se non con un colpo di stato:
- Partiti e parlamento: i parlamentari vengono eletti con un elezione, in democrazia gli onorevoli sono messi a sedere nelle varie camere perché gli italiani, senza esserne costretti ma secondo la loro volontà, li hanno messi li. Ci sono mille parlamentari e le leggi vengono realizzate se il 50% più uno degli onorevoli vota a favore. Il fatto che un partito sia al governo, sia alleato o qualsiasi altra cosa non significa che chi fa parte di questo partito possa decidere per 60 milioni di italiani. Potrà dire la sua ma solo in base alla quota di persone che l'hanno sostenuto.
- Costituzione: questa è più semplice. Per cambiare il numero dei parlamentari, che è disciplinato dalla costituzione, servono i due terzi del parlamento. La Leganord - per l'Indipendenza della Padania - rappresenta quasi il 15%. Un sesto, la metà di un terzo. A dire il vero anche personaggi di altri partiti stanno guardando a questa piccola rivoluzione ma siamo ancora molto lontani dai famigerati due terzi.
- Economia: i milioncini che si risparmierebbero dai costi politici sono nulla rispetto ai soldi che servono all'Italia per galleggiare. Naturalmente dare "un tirone di cinghia" non farebbe male ma non bisogna pensare che qualche piccolo soldo sia la causa della disfatta iltalica. Semmai politiche insensate e spese folli sono la causa di questa situazione. La Lega, e i leghisti, non battono ciglio di fronte all'evenienza di un abbassamento di stipendio, stessa cosa non so se si può dire per il restante 85%.
E' inutile addossare tutte le colpe al Bunga Bunga. L'Italia ogni anno esporta una quantità biblica di beni, se l'estero arranca l'italiano no è che ci può fare molto. La squadra di governo (Tremonti, Sacconi, Calderoli, Maroni, ecc ecc) non ha niente da invidiare ai corrispettivi europei, anzi.... Eppure tutti a dar addosso al governo.
Per chi non lo capisse la situazione, le possibilità di manovra, di un governo sono riassumibili in poche righe: nel mondo esiste un gruppo di persone che comprano e vendono quote di aziende a loro piacimento (borsa), queste persone hanno, volutamente o meno, innescato un meccanismo che permette di calcolare quanto un'azienda è efficace (rating) secondo il loro punto di vista (agenzie di rating). Questa "indicazione" viene seguita da mezzo mondo - se uno investe miliardi in un'azienda mica lo farà per perderci no? - il contro di questo sistema è che la maggiorparte dei risparmiatori non è in grado di comprendere e "scomporre" il perché di una certa indicazione, semplicemente ci si fida, a volte si vince e a volte ci si lasciano anche le mutande.
- Se io avessi soldi investiti in varie aziende, e ci fosse la possibilità di abbassare o alzare il prezzo di queste aziende a mio piacimento, per vendere o comprare di più, chi mi vieta di farlo? Alzare o abbassare il rating di un'azienda permette di alzarne o abbassarne il valore in base ai movimenti che si vogliono fare.
Rapportata ad uno stato questo sistema agisce su tutte le risorse economiche di quello stato. Non importa se si è uno degli stati con il maggior livello di benessere assoluto (non relativo al soldo), che conta in queste cose è il soldo, così troviamo ottime aziende che grazie a un rating basso dello stato di appartenenza sono costrette a fare dei versi da gatti per galleggiare; al contrario paesi (uno a caso CINA), dove c'è la Schiavitù, sono considerati paesi doc dove tutto è rose, fiori, ... e mazzate.
Uno stato come l'Italia certamente non è un gioiello (al sud i bilanci sono "orali" !!??), ma giocare con il rating, per noi che esportiamo praticamente tutto, può rappresentare un mazzata enorme. Se l'Italia perde, per colpa delle speculazioni, cosa possono fare Bossi e Berlusconi? Più che salvaguardare i conti, più che cercare di raddrizzare pian piano un sistema mafioso voluto dalla Costituzione, più che chiedere alle aziende di non mollare, più che cercare di non lasciare indietro nessuno (cassa integrazione, agevolazioni, aiuti, ... ). Le riforma si possono si fare, ma la gente comune, quella che critica e vota, non si rende conto di cosa siano le riforme. Si prova a mettere un ticket di 25 Euro per ogni marocchino che si presenta al pronto soccorso con una puntura di zanzara e tutti hanno alzato gli scudi, si prova a riformare l'università che in Italia sforna solo segretarie e magazzinieri e tre deficienti (con la cravatta) salgono sui tetti per protestare, si prova a risanare la cultura, quella che fa film MAI TRASMESSI con i nostri soldi, e tutti gridano allo stato militare.
Ma visto che tutti si riempono la bocca della parola riforma.. Voi sapete cos'è una riforma??






continua...

Paolo