Rom e Lavori "Socialmente Utili"
Ovviamente in Italia, vuoi per per la celeberrima ignoranza cronica di alcuni, o per le radici spartite equamente tra chiesa e radical-chic, la cosa viene targata come: Razzismo, Nazzismo, Xenofobia, Romfobia.
Il particolare al quale si aggrapano i radi-cat-chic, è che l'esperimento è rivolto, per ora, ai soli appartenenti di un etnia Rom.
L'esperimento, già in atto da qualche mese (dopo la visita del premier cinese, dato non da sottovalutare) prendere il via in modo serio in ottobre e coinvolgerà circa trecentomila persone.
Va precisato che queste sono informazioni tratte qui e la dal web. Le leggi gli ungheresi se le fanno in ungherese, la traduzione on line non si trova quindi si rimane nel vago.
Passiamo al nocciolo della questione: "il lavoro forzato". Dico subito che chiamare lavori socialmente utili i lavori che si è obbligati a compiere per doveri, acquisiti o meno, è una buffonata. Ma non mi voglio soffermare sul lessico usato, il nocciolo della questione è che, a mio parere personale, l'obbligo di lavoro, in cambio di un sussidio o di un salario, non è una cosa né blasfema, né razzista.
C'è chi direbbe che non si può obbligare la gente a lavorare, ma se è scritto nella maggior parte delle costituzioni europee?? Non bisogna farsi ingannare dalle parole più o meno brutte; il lavoro è il motore che permette a uno stato di sopravvivere. In tempi come questi non credo che stati come l'Ungheria, non ricchi insomma, si possano permettere di pagare sussidi a destra e a manca senza ricevere nulla in cambio; il sussidio in sè è un lusso, una cosa in più che serve per non scompensare l'economia dello stato stesso, quando diventa una parte integrante del meccanismo lavorativo - vedi Grecia - i risultati sono poi tragici.
…continua
Paolo